Brano: Marshall, Piano
sperazione delle popolazioni », ma anche di evitare dannose conseguenze alla stessa economia degli Stati Uniti. Infatti, chiusa la immensa voragine dei consumi bellici, l’industria statunitense uscita intatta dalla guerra, anzi enormemente rafforzata, era obbligata a trovare nuovi e adeguati sbocchi. A tale scopo occorreva un programma di largo respiro e questo era appunto il Piano Marshall che, sfruttando le distruzioni e la miseria provocate dal fascismo e dai suoi complici, avrebbe permesso al capitalismo nordamericano di sovrastare d'un balzo tutti gli altri popoli.
Conferenza di Parigi
Al Piano Marshall furono invitati ad aderire tutti i paesi europei, compresa lUR.S.S. I sovietici infatti presero parte a una prima riunione, convocata a Parigi tra il 28 giugno e il 2.7.1947 da G. Bidauit per la Francia e da E. Bevin per la Gran Bretagna (dietro suggerimento del generale Marshall stesso), nella quale si sarebbero dovuti fissare i preliminari per il lancio del Piano Marshall.
Il progetto presentato a Parigi dai rappresentanti della Francia e della Gran Bretagna e già concordato con il segretario di stato Marshall, prevedeva che, fissato il fabbisogno dei paesi europei, il deficit di ciascun paese sarebbe stato in parte colmato con il concorso intereuropeo, mentre il saldo finale sarebbe stato coperto dagli aiuti americani. In tal modo gli U.S.A. avrebbero controllato, dal vertice, la situazione. Il sovietico Molotov (v.) ammise che all'Europa era utile l’aiuto statunitense, ma respinse un programma generale che « avrebbe reso gli Stati europei inevitabilmente [...]
[...]he all'Europa era utile l’aiuto statunitense, ma respinse un programma generale che « avrebbe reso gli Stati europei inevitabilmente dipendenti dalle grandi potenze ». In altri termini, la superiorità tecnica e finanziaria degli Stati Uniti, con il pretesto della « cooperazione economica », puntava palesamente a instaurare un controllo politico sui paesi dell’Est. Molotov chiese garanzie su tale punto e pose certe condizioni all accettazione del Piano Marshall, che dagli U.S.A. non vennero accolte. Alla fine i sovietici si ritirarono dalla conferenza, seguiti da tutti i paesi balcanici e dell’Europa orientale.
Chiusa la conferenza preliminare di Parigi, il governo inglese e quello francese invitarono 22 Stati europei (compresi l’U.R.S.S. e i paesi dell’Est) a una nuova conferenza da tenere, sempre a Parigi, il 12.7.1947, cioè pochi giorni dopo il fallimento della prima. Ma la forma stessa della convocazione, il tono dell’invito e lordine del giorno programma
to indicavano chiaramente che le potenze occidentali avevano ormai stabilito le loro [...]
[...]to della prima. Ma la forma stessa della convocazione, il tono dell’invito e lordine del giorno programma
to indicavano chiaramente che le potenze occidentali avevano ormai stabilito le loro scelte e non si curavano di spezzare il blocco dei paesi ancora formalmente « alleati ».
O.E.C.E. e Comecon
Da quel momento la costruzione del blocco economico occidentale, sotto l’egida degli Stati Uniti, procedette rapidamente e senza ostacoli. Al Piano Marshall, ribattezzato Piano E.R.P. (European Recovery Program, Programma di ricostruzione europea), aderirono 14 paesi: Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Gran Bretagna, Grecia, Irlanda, Italia, Olanda, Portogallo, Svezia, Svizzera, Turchia e Germania Occidentale (rappresentata dai comandanti in capo delle zone di occupazione occidentali). Nel luglio 1959 vi verrà ammessa anche la Spagna. Alcuni mesi dopo la Conferenza di Parigi il presidente Truman sottoscrisse YEconomie cooperation act
1948, che sanciva la partecipazione americana alla ricostruzione europea. Quasi contemporaneamente, il 16.4.1[...]
[...]ituirono il Comecon (Consiglio di mutua assistenza economica), cui aderirono Albania, Bulgaria, Cecoslovacchia, Polonia, Repubblica Democratica Tedesca, Romania, Ungheria, Unione Sovietica. Come « associati » entreranno a far parte del Comecon la Repubblica Popolare Cinese, la Repubblica Popolare di Corea, la Repubblica Democratica del Vietnam e la Mongolia. (Si veda anche la voce Federalismo europeo).
Le conseguenze del Piano
In Italia il Piano Marshall fu uno dei principali strumenti usati dai partiti centristi per rompere l’unità stabilita nei C.L.N.. In omaggio alla « dottrina di Truman », il pericolo per il « modo di vita » occidentale non fu più visto nel fascismo, ma nel comuniSmo.
Il Piano Marshall avrebbe tuttavia rivelato ben presto i propri limiti in campo specificamente economico.
« Il Piano Marshall non può eliminare la necessità per l’economia europea delle relazioni commerciali estovest», scriveva la
Stampa di Torino il 17.3.1950. Lo stesso giornale, non sospetto di avversione per l'America, torhava sull’argomento il 29.12. 1950 scrivendo: « Noi abbiamo sempre insistito sul valore materiale e morale dell’aiuto dato dagli Stati Uniti all’Europa, sia col Piano Marshall sia col piano di riarmamento. Ma non si sminuisce affatto questo valore se si dice che tali interventi americani rappresentano provvedimenti lungimiranti di autodifesa ».
La politica statunitense mancò i suoi principali obiettivi anche sul terreno militare. L’assedio economico imposto all'Unione Sovietica e agli altri Stati socialisti, il rifiuto della collaborazione tecnica e la corsa agli armamenti atomici da posizioni di vantaggio avrebbero dovuto, secondo gli americani, bloccare lo sviluppo deH’economia del campo socialista, ritardarne la ricostruzione e ridurne la capacità militare, c[...]
[...]cò i suoi principali obiettivi anche sul terreno militare. L’assedio economico imposto all'Unione Sovietica e agli altri Stati socialisti, il rifiuto della collaborazione tecnica e la corsa agli armamenti atomici da posizioni di vantaggio avrebbero dovuto, secondo gli americani, bloccare lo sviluppo deH’economia del campo socialista, ritardarne la ricostruzione e ridurne la capacità militare, cosa che invece non avvenne. Il rifiuto di aderire al Piano Marshall espresso dalla Federazione sindacale mondiale, unitariamente sorta nel corso della guerra antifascista e comprendente le organizzazioni sindacali di tutto il mondo, fu tuttavia usato dai capi dei sindacati americani e inglesi per provocare una scissione anche nel movimento operaio internazionale. A ciò seguirono corrispondenti scissioni sindacali in Italia e in altri paesi. Gli aiuti economici americani facilitarono effettivamente la ricostruzione dell’Europa distrutta dalla guerra, ma ciò avvenne naturalmente a esclusivo vantaggio del grande capitale. Inoltre, a distanza di un trentennio, il[...]